sabato 23 agosto 2014

Basilicata Cost quel che Cost - giorno 4

Giovedì 21 agosto 2014

All'agriturismo si fa colazione alle 8. Noi alle 7 siamo nel seminterrato a trafficare con la macchinetta del caffè e a spalmare  fette biscottate che neanche i Ringo Boys.

Le poche goccie di pioggia della sera prima sono un ricordo strano di cui resta traccia solo nell'aria fresca di un mattino limpido. Moliterno è lì che ci guarda, arroccata sul colle. In linea d'aria sono 6 chilometri ma per arrivarci alla fine ne facciamo quasi nove. Un po' per via della traccia che stiamo seguendo, che ci mena per boschi seguendo poco più che vestigia di sentieri in disuso, un po' perché probabilmente gli abitanti di questo borgo temono ancora le invasioni saracene. Sbucati sulla statale, Moliterno sopra di noi, nessuna strada in vista per salirci. Proviamo di qua dove è salito quell'invasato che abbiamo scelto come guida. Ma "qua" dove?! La strada va in una direzione non ottimale e finisce in un podere. Chiediamo al contadino se si può salire fino al centro, "mah, in caso di emergenza sí,  ma vi trovate con un muro di rovi e magari ci sono i cani". Non te lo dicono proprio diretti diretti che non ti vogliono tra i coglioni nella loro terra,  ma te lo fanno capire benissimo!

Il carrozziere ci aiuta un po' di più e finalmente troviamo una bella via pedonale che sale dritta fino alla Villa Comunale. No. Non cercare il palazzo che perdi tempo. La Villa Comunale è il parco cittadino. Dopo tre volte lo capisci da solo. Moliterno ha un bel centro storico e ci stanno un sacco di ragazzini in magliette colorate che si cimentano nella pallavolo e nel calcio a 5 tra le vie e le piazze del paese.
Seconda colazione. Il vigile urbano ci guarda sorridendo e dice: "Ah... state facendo Basilicata Coast to Coast?! Ci vogliono gambe e tanta voglia. Solo quelli del nord lo fanno. Statemi bene e tanti auguri!". Grazie. Magari mandate qualche guardia forestale a tenere aperti i sentieri invece di fare gli spiritosi!

Oggi ci aspettano altre due tappe: Tramutola e -per necessità, visto che nella prima meta un posto per dormire non c'è- Viggiano: alla fine saranno 44 chilometri e lasceranno il segno.  Ci rimettiamo tosto in cammino e imbocchiamo una bella stradina in mezzo ai boschi. Va detto che qui i paesaggi sono di un selvaggio che ti entra nel cuore. Puoi fare miglia e miglia senza mai incontrare nessuno e neanche un minimo segno di presenza umana (eccezion fatta per il filo spinato che ti segue ovunque). Camminiamo da un bel po' quando, dopo aver oltrepassato l'ennesima catena di demarcazione della proprietà della strada, intravvediamo una cascina in lontanza. In questo caso la prima speranza è quella di poter ripristinare la scorta d'acqua. La realtà ha invece l'aspetto di quattro cani a sbarrarci la strada a ringhi. Proviamo ad avanzare. Aumentano le minacce. Alternative? Google maps dice che tornando indietro per 30 minuti si incrocia un'altra strada per Tramutola. Tornare indietro: che bruttissime parole! Uno sguardo ai cani e giriamo i tacchi. E quella che era stata discesa in un sol gesto diventa salita.

Lo scherzetto dei cani ci è costato tempo e allora bisogna accelerare il passo.
Quanto Moliterno si vedeva da ovunque, tanto Tramutola si svela solo all'ultimo chilometro. Vi arriviamo nel primo pomeriggio già provati, assetati e affamati. Entriamo in paese e non c'è anima viva. Un signore sta trafficando con la vernice nello scantinato. Gli chiediamo dove si possa mangiare qualcosa. Noi con lo zaino e l'aria del turista stampata in faccia. Lui con le braccia ai fianchi: " siete pratichi del centro?". Certo. Veniamo qui ogni sabato. Insomma, a farla corta c'è solo un bar vicino al benzinaio (scopriamo poi che aveva aperto poche settimane prima...) e lì ci piazziamo, scaraventando a terra gli zaini e mettendoci in ciabatte come fosse casa nostra.

Ci concediamo un po' di tempo perché altri 20 km ci separano da Viggiano (percorrendo ovviamente itinerari sghembi) ma poi ci dobbiamo rimettere le scarpe. Siamo così cotti che decidiamo di saltare la visita alla piazza, dove era stata girata una scena famosa del film che ci ha ispirati in questa avventura. Il sole picchia forte mentre seguiamo un sentiero che costeggia un'antica conduttura dell'acquedotto. Cosa sia l'ombra di un albero e i 5 secondi di fresco che ti procura lo capisci solo in queste circostanze.

Poi appare, Viggiano, in lontananza. Tanta lontananza accidenti. Fortunata zoppicante. Ha male ad ogni dito di uno dei piedi e sente i talloni fiammeggiare di vesciche. Tace e cammina stoicamente,  ma si capisce che  ogni passo è una fitta. Si va per campi e stradine ad angolo retto, sperando di incappare nella doccia dell'irrigazione destinata al mais e invece nulla.

Ormai è sera e mancano ancora chilometri. Passi automatici, velocità media che cala di ora in ora. Un casale. Una fontana col contadino che tiene buono il cane. Altri passi. Altri saltelli zoppicanti.

Siamo alle porte, ma Viggiano e aggrappata ad un colle e la rocca vicino alla quale c'è il nostro B&B è un bel po' in alto. "Ce la fai?". "Sì". Su la frontale e via per l'ultima salita.
Arriviamo in centro. Ci sediamo in mezzo ad una rotatoria e aspettiamo che la Panda del gestore del B&B ci venga in soccorso.  Prima di inerpicarci sul vecchio borgo prendiamo due pizze da asporto che mangeremo quasi fredde nel cucinino ma chissenefrega. A togliere i calzini ci penseremo dopo, che lo spettacolo potrebbe togliere l'appetito!

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