Martedì 19 agosto 2014
Lasciamo Trecchina senza granché da ricordare e imbocchiamo una serie di stradine in direzione Lauria. La meta è visibile, dall'altra parte della valle: sarà tutto semplice.
Incontriamo pure Biagina, simpatica vecchietta dagli zoccoli in gomma che saltella tranquilla tra ciotoloni ruzzolosi che noi quasi ci si scatapiglia.
La baldanza dura neanche il tempo necessario a scaldare i polpacci. La traccia che col nostro GPS dovremmo seguire è interrotta da una sbarra e chiusa da rete metallica. Unica alternativa rischiare la vita seguendo la statale per quasi dieci chilometri. Eh no! Si cerca un passaggio, si spostano frasche e canneti ma niente. Non si passa.
Quindi si torna alla sbarra: c'è una corda che la fissa al piantone... Proviamo a toglierla ma non si muove nulla. Ok, scavalchiamo! Solo in quel momento ci accorgiamo che la sbarra all'altra estremità si può muovere e spostare: "allora non era chiusa! È solo una protezione per non far uscire gli animali" dico io illudendomi di aver capito tutto.
Imbocchiamo la stradina. Seguiamo perfetti la traccia GPS, notiamo che la vegetazione ha un po' attecchito sul sentiero ma niente di che.
Raggiungiamo un torrente, scattiamo due foto e poi altro cancello, altra rete metallica a bloccarci la strada. Ma quello ormai non ci ferma più. Molto più preoccupante la condizione del sentiero, completamente invaso da alta vegetazione, ivi compresi cardi e rovi. Torniamo indietro? No.
Andiamo avanti? Mah...
E ancora a scavalcare, incuranti dei messaggi di dissuasione dei padroni di casa.
Ci saranno 30 gradi ma ci tocca indossare pantaloni e maniche lunghe. E avanti. La sbarra successiva parla più chiaro: divieto di accesso - proprietà privata. Scavalcala. 20 metri altra sbarra e fine della proprietà privata. Fottuti Lucani.
Usciamo dalle spine e pestiamo soddisfatti l'asfalto fino a Lauria. Un po' di giri a vuoto in cerca di un centro storico che in realtà non c'è e lo stomaco comincia a reclamare.
La tentazione di entrare nella prima tavola calda e farla finita c'è. Ma oggi ci va di scavalcare. Saliamo, chiediamo, troviamo chiuso, insistiamo (ma sempre salire bisogna) e alla fine la costanza è premiata. Un ristorante come si deve e un tavolo in terrazza. Un litro d'acqua scompare in due secondi e si può finalmente degustare. Maccheroni al ferro (sì, ferro non farro) con sugo piccante al pomodoro e striscicati salsiccia e funghi. Un calice di Aglianico e uno di Falanghina. Il gelato? Lo Zucco , una specie di tartufo artigianale in vari gusti. Il conto? Onestissimo.
Come sempre, pieno lo stomaco, si pensa a dove posare le chiappe stanotte.
Il prossimo centro è a più di 20 km e in mezzo c'è la vetta di un monte.
Meglio limitarsi a 6 chilometri e trovare un affittacamere proprio vicino allo svincolo A3 di Lauria Nord. Posto deserto ma camere nuovissime. Vabbe', l'anonimo esterno e l'arredamento all'interno fanno intuire che si tratti di un ottimo nido per coppie clandestine. Ma sotto c'è una pizzeria da camionisti e la doccia è una priorità non negoziabile.
Domani ci aspetta un percorso selvatico, meglio recuperare forze e riparare le magagne.
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