Terza tappa: Saõ Miguel - 17-21 agosto - parte seconda e ultima
La diversità nasce dalla varietà e ai suoi estremi produce contrasto. Le Azzorre sono belle perché sono varie: passatemi la parafrasi banale ma non riesco in altro modo a sintetizzare l'essenza di questi luoghi se non appunto attraverso la varietà e i contrasti.
Ieri mattina, al Miradouro do Castelo Branco, girando le spalle all'oceano sembrava di essere sull'altopiano di Asiago, con tanto di mucche, ceppi marmorei e stradine sterrate. Però a sinistra si vedeva il lago di Furnes e per tutto il resto il panorama era riempito dal mare. Vicino al lago abbiamo trovato sorgenti termali di acqua ferrosa, una delle quali è all'interno di un meraviglioso parco botanico che ospitava specie vegetali provenienti da tutto il mondo, che hanno trovato un habitat perfetto in questo magico blend di acqua, fuoco, roccia e vento.
Tutto questo in pochi chilometri quadrati: lo scenario cambia così frequentemente che sembra di fare zapping.
Molti turisti vengono qui per fare trekking (o hiking, come si dice in tutto il resto del mondo). In realtà, per noi che abbiamo le Dolomiti vicine, l'idea di camminare 4 ore in mezzo alle foglie non ci fa impazzire. Il vulcano di Pico era un'altra cosa e andava fatta, ma per il resto meglio immergersi in questo caleidoscopio di esperienze e passare allegramente dal costume alla felpa e viceversa. La costa -oltre a spiagge di sabbia nera- offre molte piscine naturali, dove l'intervento umano (più o meno evidente ) rende possibile la balneazione nelle limpide acque di queste baie, altrimenti costantemente sbatacchiate dall'impeto delle onde.
Altro universo di forme e colori si apre non appena indossi la maschera da sub e metti semplicemente la testa sotto la superficie dell'acqua. Anche nel mondo dei pesci trionfa la varietà e con un po' di pazienza e un minimo di apnea si possono vedere cose interessanti e diverse da luogo a luogo. Anche negli 8 kg di bagaglio a mano delle compagnie aeree portoghesi la maschera ci deve stare. È un consiglio; piuttosto lasciate a casa gli scarponi, che fa troppo ridere vedere i turisti arrivare in spiaggia bardati da alta montagna, con gli zaini da 55 litri pieni di chissà che.
Ho accennato alle acque termali che sgorgano dal vulcano e mi tocca ripetermi: a seconda di dove vai, sono diverse. Ci siamo immersi in riva al mare a Ponta da Ferraria, dove le limpide acque dell'oceano vengono riscaldate da vapori caldi che sgorgano dal sottosuolo, ma anche nelle vasche tiepide di Caldera Vehla immerse in una vegetazione equatoriale e infine in quelle bollenti e gialle di ferro e odorose di zolfo a Furnes.
Ogni volta è stata un'esperienza diversa, tipo uscire ricoperto di polvere giallo rossa dalla grande vasca termale del Parco Terra Nostra e lottare con il filo d'acqua di una doccia stitica per non ritrovarti, una volta asciutto, "placcato-banda".
E visto che ormai la diversità è stata assunta a fil rouge di questo diario azoriano, compio una virata e torno per un attimo a Fajal, l'isola azzurra che ci ha dato il benvenuto ormai dieci giorni fa.
Durante lo scooter-day ci eravamo immersi nel verde sorprendente dei suoi pascoli bordati di ortensie, trovando vegetazione perfino nel grande cratere che sta nella sommità dell'isola (garantisco che non è quello che ti aspetti pensando ad un vulcano dormiente). Nel pomeriggio, io ormai padrone del mezzo a due ruote e Fortu brava a fidarsi, siamo discesi fino al Capelinho, un'area generata dall'eruzione del 1956 che ha cambiato la fisionomia di questa parte dell'isola. Sembrava Marte. Graniglia arida, rocce rosse a picco sul mare inospitali per quasi ogni specie vegetale. Camminare, alzando un pulverazzo che neanche Terance Hill nella scena iniziale di "Continuavano a chiamarlo Trinità", verso l'antico faro costruito per resistere all'impero frontale del mare, che ha saputo reggere orgoglioso anche all'attacco di spalle del vulcano. Sfondato nelle finestre e mezzo sepolto ma in piedi. Scene di guerra, divenute oggi museo.
Ecco, con questa manovra ho simbolicamente chiuso il cerchio di questo meraviglioso viaggio nel cuore dell'atlantico, sperando di aver ispirato in qualcuno il desiderio di ripercorrere i nostri passi o di farne altri e diversi (appunto): in fondo ci sono altre 6 isole a disposizione.
Non venite tutti in un colpo però, che la diversità ha bisogno di spazio per esprimersi, lontano dalla folla e vicino al cuore delle persone che la cercano.
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