Seconda tappa: Pico - 14 -17 agosto - parte prima
Basterebbero il mare infinito visto da sopra le nuvole, in vetta al vulcano di Pico, il nero assoluto dei muretti a secco di pietra lavica e l'immagine di due truzzi che girano per l'isola con una Nissan Primera bianca dotata di alettone, coi finestrini abbassati e gli Abba a tutto volume.
Io mi fermerei anche qui ma Fortunata ha osservato che ultimamente tendo ad essere troppo sintetico e sbrigativo (il che, detto da una donna, non suona mai come un complimento).
Allora proviamo a descrivere questi giorni iniziando da una parola: diversità.
Lasciando Faial avevamo già un po' di nostalgia e non sapevamo se la nuova isola ci sarebbe piaciuta come la prima. In soli tre giorni avevamo già individuato alcuni punti di riferimento, piccole certezze a cui subito ci si affeziona: la "padaria" dove fare colazione, la spiaggia giusta, il ristorante semi nascosto che sa sorprenderti, il posto fico per gli aperitivi low cost.
E invece si rimette tutto nel trolley (8 kg per 13 giorni: operazione alquanto breve), si sale sul traghetto e via.
Arrivati a Pico, porto di Madalena, per la prima volta nella mia vita c'era ad aspettarci una persona con il classico foglio bianco con scritto il tuo nome (il nome era quello di Fortunata ma non importa, non stiamo qui a sottilizzare). Era Monica, titolare del B&B che ci avrebbe ospitati nei tre giorni a seguire; ci ha caricati sul suo Pick up e ci ha condotti nel piccolo centro di Santo Amaro, in una casetta circondata di granturco in fronte al mare. Monica è architetto e lavora per gli uffici dell'UNESCO che gestiscono gli heritage dell'isola. Ci ha spiegato in lungo e in largo le peculiarità di Pico, prodigandosi in consigli e informazioni, ma io avevo una sola domanda da sottoporle. Avevo La domanda: "Perché sostituite i cassoni originali dei Pick up con questi modelli antiquati in ferro e legno?". La risposta è stata disarmante per la sua semplicità : "perché vanno meglio". Il mistero resta ancora insoluto.
"Però, Pozzan, il tema era la diversità e non capisco dove vuoi andare a parare...".
Grazie per l'osservazione, caro lettore immaginario. Ti accontento subito.
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