Seconda tappa: Pico - 14-17 agosto - parte terza
Tempo così così. Insomma, alle Azzorre è raro che il meteo rimanga uguale tutto il giorno ma la mattina si annunciava decisamente nebbiosa. Dopo la giornata del vulcano, il programma prevedeva un rilassante tour lungo le coste dell'isola e un passaggio sugli altipiani per vedere i laghetti vulcanici (Lagoas).
Questo diario non è una cronaca (che è un po' come dire "questa casa non è un albergo") per cui vi risparmio l'elenco dei luoghi e delle cose viste (per quello c'è Facebook e per il resto aiutatevi con la fantasia).
Quello che mi piacerebbe trasmettere di questa ultima giornata nella selvatica isola di Pico è la fortissima senzazione del contrasto che si prova visitando le coste di nerissima e tormentata lava. È il contrasto magnificamente dipinto nelle case locali, nere di sasso e bianche di calce. Qui la vita è equilibrio instabile tra forze dalla potenza inaudita: da un lato l'oceano, dall'altra la terra che, divenuta rabbioso fuoco, mangia spazio all'immenso blu, che quando può se lo riprende, oppure invia il vento a sferzare ed erodere. Implacabile.
Nella zona dell'isola dove è avvenuta la più recente eruzione (a metà del '700), con il mare in tempesta, tutto questo è ancora più evidente: l'acqua bianca di spuma vince il nero degli scogli lavici e si intrufola in ogni dove, creando gallerie sotterranee ed emergendo a monte.
E l'uomo? Si adatta, come sempre. Usa la terra fertile, alleva bestiame, spera che il vulcano non voglia vendicarsi del mare e prega. Ci sono chiese dappertutto: normale in un luogo sperso, in balia degli elementi. Per lunghi decenni ha anche sostenuto la sua economia cacciando i Capidogli, che oggi continuano a svolgere il loro ruolo facendosi vedere dai turisti del whale watching e consentendo agli operatori locali di offrire qualcosa di quasi unico.
Quanto ai Lagoas, ci abbiamo provato due volte (anche il mattino seguente) ma nulla: immersi nella nebbia li abbiamo solo intuiti, concentrati come eravamo a non perdere di vista la stradina che attraversa da parte a parte l'isola. Quello è il regno delle mucche felici e dei mandriani, non degli intrusi. Specie se viaggiano in una Nissan Primera bianca, con l'alettone e la marmitta modificata.
Domani si piglia il bimotore e si vola a Sao Miguel, la terza tappa.
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