Ma tu ci sei o ci fai?
Siamo abituati a fare questa domanda agli altri ma forse è arrivato il momento di porla a noi stessi.
Senza girarci tanto intorno, quanto di quello che siamo e facciamo è davvero autentico? La questione non è nuova, lo so, ma in un'epoca di trionfo del fake è diventato urgente affrontarla.
Nei giorni che precedono il Natale basta girare per le strade o entrare nei negozi per vedere l'enorme tentativo collettivo di costruire l'apparenza di un mondo felice anche se finto, come il video del fuoco di un caminetto messo dentro al microonde.
Riusciamo ancora a crederci, quello è l'aspetto paradossale: luci che pervadono ogni tenebra, il ben di Dio in bella mostra nelle vetrine, la gara per accaparrarsi il pandoro Melegatti che ha una bellissima storia di rinascita da raccontare e ci fa sentire più buoni, i regali per tutti che -se gira qualche euro in più nelle tasche- possono anche essere cose di un certo prestigio seppur inutili, i ristoranti coi parcheggi strapieni, qualche film commovente di un povero che diventa ricco e le immancabili canzoni di Natale di Michael Buble. Non è una leggenda: a Natale ci sentiamo davvero più buoni e portati a non far caso a quelle fastidiose increspature che spiegazzano il quotidiano delle nostre relazioni personali e professionali.
Se per un mese all'anno tutto brilla di oro e di luce, alla fine viene da crederci: dai, con un po' di buona volontà possiamo davvero creare un mondo migliore e più felice. Certo, il pianeta è pieno di problemi irrisolvibili ma se stai lì a pensare sempre alle cose che non funzionano o gridano vendetta al cospetto di Dio, non si vive più!
E allora, come cantava Ombretta Colli nel 1975:
Facciamo finta che…
tutto va ben tutto va ben
facciamo finta che tutto va ben.
Che il povero sia in fondo un gran signore
che il servo stia assai meglio del padrone
che le persone anziane stian benone
che i giovani abbian sempre… un’occasione.
E quindi, Pozzan, cosa vuoi dirci? Che dovremmo andare in giro tristi per le sorti del mondo anche a Natale, come dei menagrami o peggio degli sfigati?!
No. Dico solo che alla fine io "ci fo". E che anche tu forse "ci fai" e che non dobbiamo raccontarci balle su questo. O se ce le raccontiamo, abbiamo almeno ben presente che sono balle.
Non lo sentiamo forse che questo fuoco non scalda davvero? Non abbiamo dentro di noi la netta sensazione che tutta questa enorme confusione ci lascerà vuoti come prima, con un bel po' di soldi in meno e qualche etto di panza in più?
Io voglio calore vero, quello che parte da dentro, e so come si fa per accenderlo: bisogna andare a bussare almeno a una delle porte che nel corso della nostra vita abbiamo chiuso o ci sono state chiuse in faccia. Dietro a quella porta ci sono persone che un tempo sono state per noi importanti e significative e poi -per le vicende della vita- sono uscite dai nostri contatti e sono diventate silenziosamente lontane, forse un po' ostili, in ogni caso dal lato opposto della porta chiusa.
Io quest'anno proverò a bussare a una di queste porte. Non so se ce la farò ma ci voglio provare. Non so neanche se quella porta si aprirà e come sarò accolto, ma lo scrivo qui perché il pensiero di essermi esposto con voi renderà più difficile la rinuncia.
Se volete, provate anche voi a bussare a una delle porte chiuse delle vostra vita. Sono convinto che se in tanti lo facessimo, avremmo un Natale davvero più luminoso e caldo.
Auguro a tutti di provarci. Auguro a tutti di "esserci".

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