domenica 6 maggio 2018

FARE COME SE [...] NON CI FOSSE



Etsi deus non daretur
Nonostante l'origine di questa frase fosse diversa, io l'ho sempre collegata alle mie reminiscenze di studi teologici. Bonhoeffer, prendendo in prestito questo enunciato da un noto testo giuridico, voleva ricordare ai credenti che si dovrebbe agire -in quanto uomini e donne- "come se Dio non esistesse". Nelle sue intenzioni c'era la difesa dell'autonomia dell'uomo rispetto a una fede vista come sottomissione a regole certamente eteronome, in grado però di tenere la vita dentro a binari sicuri quanto limitanti. Un po' come le spondine che si usano per far giocare a Bowling anche i bambini.

Il buon Dietrich -per come l'avevo capito io, lo preciso nell'improbabile caso che a leggere queste righe sia qualcuno che ne sa davvero- invitava gli uomini e le donne a camminare senza il "girello" di una fede intesa come guida rassicurante e recinto entro il quale sentirsi "a posto". Insomma, sei davvero credente adulto se nella tua vita fai le cose che ritieni buone e giuste, a prescindere dal fatto che Dio, il "tuo" dio, esista o meno.

Ma quanti e quali sono i "girelli" che nella nostra vita ci danno l'impressione di camminare con le nostre gambe, e invece siamo sostenuti da altro, magari pure colorato e pieno di palline e aggeggi che fanno suoni divertenti?
Una di queste protesi della nostra identità felice è il ruolo. Ruolo professionale, ruolo familiare, ruolo sociale: fate voi il vostro elenco. Quanto della nostra vita è "sostenuto" e ha senso in virtù del fatto che siamo "quella cosa lì" per gli altri? Professore, avvocato, medico, tecnico, ingegnere, operatore del sociale, fannullone, super sportivo, prete, psicologo, maschio, madre, padre, figlio, figlia. Fate voi, appunto.
Ma io oggi pensavo all'amore.
Guardate che è dura "fare come se [l'amore, il tuo amore, quella persona lì] non esistesse".
Se ami tu vorresti che quella persona fosse il tutto, l'ovunque e il sempre. Vorresti plasmare la tua vita e le tue scelte sulla base di quella presenza così totale e totalizzante; e così inizi a lottare contro l'assenza.

E invece l'assenza è un alleato. Nell'assenza tu puoi saggiare l'equilibrio della tua esistenza "come se [...] non ci fosse", trovando delicati e agili compromessi con la forza di gravità, mentre cammini senza rete sul filo sospeso della vita. Allora il vuoto che a volte senti dentro può fare da cassa di risonanza per le note che il cuore ha iniziato a produrre, amplificandole e rimandandole a echi infiniti.
Così quando quello di cui stai cercando di "fare come se non ci fosse" si fa presenza, quel vuoto con cui hai imparato a fare i conti non si riempie, ma diventa ancora più ampio per accogliere nuove melodie e nuovi suoni, davvero altri e diversi dai nostri.
L'amore non ripara, non riempie la mancanza. L'amore è quello che succede quando hai imparato ad accogliere l'assenza, non dico a desiderarla ma a considerarla parte della tua vita: l'amore amplifica, cambia, trasforma, potenzia, stravolge... trasfigura. Non riempie. Non puntella. Non salva.

Prima però, bisogna provare a fare "come se non ci fosse". E a me non viene per niente bene!


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