domenica 18 agosto 2013

Vuoto per pieno


Cosa “fare” durante le vacanze? Come rendere questo tempo di inattività lavorativa pieno di altre attività (si spera) gratificanti? Con quali presenze riempire il luogo che abbiamo scelto come meta del nostro spostamento? Domande legittime, che nascono tuttavia da un fraintendimento. Vacanza viene “vacans” e ha la stessa radice di “vacuum”, “vuoto”. Vacante infatti è la sede o la posizione senza un titolare e -fuori dall’etimo- vacanza fa rima con latitanza.
La vera questione è fino a che punto riusciamo a lasciare “vuota” la nostra posizione abituale, fatta di ruoli, compiti, responsabilità, aspettative sociali, obiettivi da raggiungere e problemi da risolvere? Fino a che punto sappiamo concedere al nostro corpo, alla nostra mente e al nostro spirito il sollievo del vuoto, della vacanza appunto? Sollievo, possibilità di fluttuare ed espandersi in nuovi “spazi”, assenza di “gravità” o pesantezza, generazione di nuove combinazioni e possibilità inedite: che ci piaccia o no, questo processo creativo è reso possibile solo dalla leggerezza del vuoto. 
Ok, perfetto, ma se davvero tutti avessero questa esigenza, avrebbe ragione Samuele Bersani a chiedersi  “quante cazzo di isole deserte ha la Grecia?!”... Come avrete intuito, il tema non è quello della solitudine. Possiamo trovare la nostra latitanza ovunque, purché ci sia un altrove di pensiero, di atteggiamenti, di abitudini e.. connessioni. Sì, connessioni. Perché il paradosso è che facciamo centinaia di chilometri per allontanarci da casa ma la prima cosa di cui ci preoccupiamo è “essere connessi”, avere “campo” sullo smartphone e poter quindi coltivare la nostra ossessione di presenza collettiva simultanea. Lo facciamo, tutti, senza renderci conto che in questo modo non riusciamo a lasciare “vacante” la nostra posizione neppure per un giorno, o per un’ora: grazie ai Social e alla connettività globale noi “ci siamo” sempre per gli altri e quindi -per ovvia proprietà transitiva- siamo sempre raggiungibili da tutti.
Cosa succederebbe se, per alcuni giorni all’anno, qualcuno entrasse nella nostra “casella” (o cella) e trovasse la scritta “VACANTE”? Una momentanea perplessità, forse. Poi, tornandoci il giorno seguente e quello successivo, se ne farebbe una ragione e dopo un po’ non ci tornerebbe più. Perché a nessuno piace il vuoto. Forse è proprio questo che ci spaventa: ci terrorizza il fatto che se non ci facciamo raggiungere dal fiume di aggiornamenti e non lo alimentiamo a nostra volta con immagini e segni della nostra presenza, veniamo tagliati fuori dal flusso, esclusi e alla fine -cosa davvero inaccettabile- ignorati. 
I pittori fiamminghi, maniaci dei dettagli e abilissimi nella resa dei particolari, riempivano le tele di soggetti e oggetti fino a rendere le scene così affollate da far perdere di vista il tema principale della rappresentazione: i loro dipinti sono l’emblema dello “horror vacui”, dell’umana paura del vuoto e della conseguente necessità di riempire ogni spazio con presenze viventi o- il più delle volte - con oggetti inanimati. Le nostre vite iper-esposte somigliano un po’ a questi quadri fiamminghi: siano essi rappresentazioni di scene di caccia o nature morte la loro caratteristica di fondo è quella di essere “pieni”, ingombri di cose. Sia chiaro, probabilmente non c’è alternativa realistica a questo modo di vivere, almeno nel nostro sistema sociale ed economico; ma vuoi vedere che non sia possibile distaccarcene per qualche giorno, uscire dalla tela (rete!) e disincrostarci quel che basta? Tranquilli, poi ci torneremo di nuovo nel nostro quadro affollato, ma perlomeno ci saremo impediti di sedimentare incrostazioni su incrostazioni e ci saremo concessi la possibilità di sciogliere la continuità e aprire un varco al nuovo.
E l’anno successivo -ne sono certo- non vedremo l’ora di appendere alla nostra porta il cartello “TORNO [quasi] SUBITO”.

PS: ho scritto queste cose non perché sono più avanti degli altri. Semplicemente sono andato in vacanza in un posto dove la connessione era difficoltosa o assente: non è stata una scelta, ma devo dire che giorno dopo giorno si è rivelata una situazione provvidenziale.

2 commenti:

  1. All'inizio pensavo che ti si fosse incantato il tasto del punto di domanda.
    Bella riflessione.

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    1. Eh.. per sembrare filosofi basta farsi un sacco di domande: le risposte sono facoltative! Grazie Andy.

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