domenica 17 aprile 2022

IL TERZO GIORNO - Pasqua 2022

“Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte”.

Così recita il Symbolum apostolico, il “Credo” che -almeno nella nostra infanzia- tutti noi abbiamo recitato e che racchiude il nucleo della fede cristiana. 


Questa formula ha attraversato indenne i secoli, si è trasmessa per via orale e poi scritta, è passata al vaglio di Concilii e riforme: in essa niente è casuale, neanche la punteggiatura.

Non oso entrare in argomenti teologici e religiosi, non ne avrei la capacità né troverei opportuno il contesto. Da buon filosofo dilettante, mi soffermerò solo su due dettagli: i punti e virgola e il terzo giorno.


Mi ha sempre colpito il modo fulmineo in cui la prima parte della narrazione sa percorrere la cosiddetta “Passione” di Gesù di Nazareth: quattro verbi e un riferimento al povero Ponzio Pilato, che se non altro ha avuto il merito di ricordare a tutti l’importanza di lavarsi le mani, ed è tutto finito.
Nessuna concessione allo Storytelling, di cui invece abbonda la narrazione dei vangeli: solo l’asciutta cronaca della dolorosa fine di un giusto, vittima dell’ingiustizia del suo popolo, con la complicità passiva dei suoi oppressori. 


Poi le virgole lasciano il posto a due punti e virgola. Nel mezzo, la discesa agli inferi.

Si rompe la continuità, si crea una parentesi e si sprofonda in un’altra dimensione. È il regno sotterraneo, dove tutto è rovesciato e domina la morte, la negazione di ogni senso. È il silenzio dell’incomunicabilità contrapposto alla parola che connette, il buio che si oppone alla luce, la passività senza speranza che fa da ombra all’energia creativa e dirompente della vita. Non si sta bene in mezzo a questa parentesi. Proprio no. Lo dicono tutte le fibre della nostra anima.


Ma arriva la terza parte di questa narrazione. Terzia die (si capisce senza tradurre, no?): all’alba la tomba è vuota, una luce accecante torna a invadere la scena. 

È la Pasqua, il nuovo inizio, l’alba bianca dopo il nero inchiostro della notte, la resurrezione alla vita dopo l’angoscia sanguinante dell’orto degli ulivi.


Anche un supereroe come Gesù ha dovuto attraversare la drammatica vicenda dell’annientamento e ha dovuto attendere i tempi della rinascita. O forse ha voluto mostrare definitivamente alle nostre teste dure la verità che tutti i riti ancestrali del passaggio avevano già intuito: la vita nuova, il rinnovamento, il cambiamento profondo, le energie potenti della natura si generano solo dalla rottura dell’armonia.


Viviamo momenti drammatici, pieni di minacce e contrapposizioni apparentemente insanabili, ma noi crediamo che questo tempo racchiuso tra due punti e virgola finirà e da questa turbolenza dolorosa nasceranno un nuovo equilibrio e nuove spinte vitali.


Nel mezzo, facciamo del nostro meglio e aspettiamo, fiduciosi, il terzo giorno!



Andrea Pozzan


Nessun commento:

Posta un commento