Due le risposte di Maurizio, skipper veneziano DOC, alla domanda "cos'è quell'oggetto in mezzo al mare?".La prima, anche senza guardare, era "el sarà un cocàl" (un gabbiano -ndr). La seconda, se ci vedeva poco convinti" era: "el sarà un signàl" (un segnale, ma si capiva -ndr).
O cocàl o signàl. Terzius non datur.
Il segnale è un "coso" che dice "qualcosa". Non stiamo parlando della segnaletica marina ufficiale, ma di oggetti galleggianti non meglio identificati, distinguibili dai rifiuti per il fatto che sono fissi in un certo punto e non si spostano. Potrebbero indicare la rete di un pescatore, o qualcosa che sotto deve essere preservato dal passaggio di una imbarcazione. Non è importante: se è un signàl, ci devi girare largo, punto e basta.
Il mare è per definizione un posto ampio e senza barriere, eppure la possibilità che proprio lì di vada a passare è più elevata di quel che si pensa. Perché non ci sono strade, ma rotte sì. E le rotte tendono ad incrociarsi: e qui si apre un altro tema. Cosa succede quando due imbarcazioni si incrociano? Beh, direte voi che siete esperti, ci sono delle regole precise. Sì, ma di fatto non bastano a coprire tutte le situazioni e soprattutto non puoi essere così sicuro che chi giuda il motoscafo che ti viene incontro (per esempio io, quattro anni fa) conosca queste regole. Quindi? Ci vuole un signàl. Chi meglio capisce la situazione dà un'indicazione chiara, con una virata abbastanza marcata, delle sue intenzioni così l'altra imbarcazione non ha dubbi se passarti a destra o sinistra. Poi c'è la questione di chi procede a vele spiegate o a motore ma è già abbastanza complicato così!
Insomma, andar per mare richiede tanta perspicacia. Capacità di leggere la situazione, interpretare i signàl (appunto), distinguerli dai cocàl (appunto), agire di conseguenza in modo chiaro e non equivocabile. Stessa roba col vento. In definitiva, ce n'è sempre troppo poco, troppo o viene dalla direzione sbagliata: ma rispetto a cosa? Al fatto che tu vuoi arrivare alla meta e ci vuoi arrivare entro una certa ora. Ma non funziona così, caro il mio turista per caso: c'è un filo di vento? Vuoi andare a vela? Mettitela via di arrivare entro l'ora X e inizia ad andare di bolina (per chi come me non ne capisce molto, significa procedere facendo lunghe diagonali, formando una specie di zig-zag verso la meta: mi perdonino i velisti per questa descrizione, ma così capirei anch'io). Non c'è vento? O stai fermo o vai a motore. Hai gana di arrivare per tuffarti nudo in una baia solitaria? Motore e niente vele. Eh ma allora che gusto c'è? Non lo so, ma è così.
Poi è tutto complesso: pure salpare l'ancora, che sembra una cazzata. Non parliamo di fissare le cime ad un gavitello o peggio ormeggiare in una marina. Il povero Maurizio (così si chiama lo skipper che ci ha accompagnato lungo le coste della Croazia) sperava di contare sul mio aiuto e mi dava indicazioni, omettendo o dando per scontate circa il 70% delle informazioni. "Prendi il mezzo marinaio, quando ti alzano la corda tu tirala su e vai verso prua velocemente" (mezzo marinaio? la corda dove la devo passare, dentro o fuori? e perché non mi dici che "tirare" significa tirare forte perché sott'acqua c'è un "corpo morto" che pesa l'iradiddio?!...). Io sono impedito, questo va detto, ma vi garantisco che anche fare un caffè col mare agitato è una vera e propria impresa, come del resto stare in piedi senza sbattere ovunque.
E' stata un'esperienza molto particolare e, per me che non soffro di mal di mare, direi bellissima. Al di là della suggestione di certi luoghi, delle baie azzurre, della vista dei delfini al largo, anche aldilà dell'esperienza del vento a 35 nodi (c'è di peggio ma vi garantisco che fa effetto!) e delle onde alte 3 metri, sto cercando di capire cosa mi ha insegnato questa settimana in barca a vela. Non ho ancora fatto sintesi ma la navigazione-questo tipo di navigazione- è senz'altro una metafora potente della vita e forse anche della conduzione di un'impresa, qualunque essa sia. Quello che so è che -finita la vacanza ormai da tre giorni- domani mattina ripartirei senza esitazioni.
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