Sono arrivato a quasi 60 anni ignorando l’esistenza dei fluidi non newtoniani.Se sono sopravvissuto fino ad oggi senza saperlo un motivo ci sarà, ma il filosofo che sonnecchia in me alza subito il sopracciglio quando incontra qualcosa che ancora non conosce.
Avete già aperto Wikipedia? Beh, vi sfido a capirci qualcosa in mezzo a tutte quelle formule (lo so, qualcuno lo sapeva già e bla bla bla!). Provo a spiegarlo con parole mie: in buona sostanza un fluido non newtoniano si comporta in modo diverso a seconda di come lo approcci: se usi un impatto forte, si indurisce e ti respinge; se applichi una “forza di taglio” lenta e graduale, si deforma e ti accoglie.
Volete provare!?
Prendete un bicchiere con dentro un dito d’acqua e amido di mais sufficiente a creare una pastella abbastanza densa. Fatto?!
Ora prendete il dito di cui è dotata la vostra mano e infilatelo con decisione nella pastella: si indurirà all’istante. Ripetete l’operazione immergendo il dito lentamente e vedrete che la pastella resterà liquida e vi permetterà di sprofondare (sto facendo i salti mortali con le parole per evitare allusioni, ma ci siamo capiti!).
Insomma: avendo abbastanza Maizena da riempire il lago di Cafarnao, anche noi riusciremo a camminare sulle acque! Dovremmo però usare un passo deciso e pestare un po’ i piedi, altrimenti coleremmo a picco miseramente. Sai che figura con tutti i tifosi di Betlemme che ti guardano, proprio nel giorno di Natale!
Ok, fine della lezione di Geopop. Ma la fisica e le sue leggi offrono metafore davvero illuminanti sul funzionamento della vita e delle relazioni umane.
Quante volte abbiamo preso di petto una situazione o siamo stati così decisi e irruenti da creare nelle altre persone un vero e proprio muro?
Quante volte ci siamo ostinati a far andare le cose secondo la nostra volontà, andando a cozzare violentemente contro un vetro invisibile?
Non si è forse attaccata alla nostra mente, come tartaro sui denti, la convinzione che se non si usano i metodi “strong” non si arriva da nessuna parte?
Non ci siamo forse nutriti per decenni dell’idea che i più forti e i più veloci sono quelli destinati ad emergere e a vincere nella competizione della vita?
Eppure la nostra esperienza racconta una storia diversa: parla di stanchezza, frustrazione, racconta di ossessioni che trascinano dentro a spirali distruttive, di ostinazioni maledette che finiscono per esaurire ogni energia e gioia di vivere.
E parla anche di abbandono alla forza di gravità, di presa mollata da mani ormai piene di vesciche, di corpo che scivola nella corrente, di sollievo e gratitudine. Noi sappiamo, anche se non vogliamo ammetterlo, che la pazienza, l’attesa, l’ascolto e il rispetto dei tempi dell’altro sono lieviti e fermenti di novità tanto belle quanto insperate.
Forse anche la vita è un fluido non newtoniano. Resiste a chi la affronta come fosse una barriera da abbattere e si apre a chi avanza con passo lento, tastando la consistenza del terreno e chiedendo permesso, voltandosi ogni tanto indietro con gratitudine per il cammino compiuto.
Ma possiamo anche rovesciare la prospettiva e applicare le virtù dei fluidi non newtoniani a noi stessi: se la vita ci attacca con violenza possiamo serrarci e resistere, assorbendo il colpo e impedendole di devastarci; se il mondo vuole spingerci dove non vogliamo andare, possiamo diventare più densi e andare in direzione ostinata e contraria.
Se invece le vicende della vita si presentano un po’ alla volta, con il loro mix di opportunità e limiti, possiamo accoglierle senza ansia, lasciando che ci spingano un po’ più in là o un po’ di lato, senza stravolgere la nostra rotta ma permettendoci di incontrare l’inatteso.
Beh, io mi incammino e provo a zompettare a pelo d’acqua. Vediamo come va!
Andrea Pozzan
Filosofo non praticante
