Il deserto è l’altrove per eccellenza. E’ dove tu non vorresti andare, dove non sei attrezzato per vivere, dove mancano le cose che chiami “casa mia”.Nel deserto non ci si può fermare, ci si può solo transitare. Anche chi il deserto lo abita è costretto ad una continua migrazione. Nel deserto il vento sposta le montagne di sabbia e consuma le rocce: se ti fermi muori. E’ uno spazio crudo da attraversare per arrivare in un altro luogo dove la vita sia migliore, o per arrivare dove ci chiama il nostro destino.
“Chi me lo fa fare?”. “Io ora mi siedo sopra un sasso e sto lì ad aspettare”. Aspettare cosa? Che la morte mi porti via. Oppure che succeda un miracolo.
Proprio lì, sopra quel sasso -se la vita ti chiama e tu rispondi- succede il miracolo. Da qualche parte, nel profondo di te, sgorgano risorse nuove. Niente di irruento. Niente di portentoso. Solo un filo costante di energia ostinata.
Cominci a pensare che potresti davvero farcela [nel frattempo capita un piccolo incidente] e che la strada che resta da percorrere si può affrontare [un’altra piccola cosa va storta]. Impari a convivere con la stanchezza e la smetti di chiederti “perché” è toccato a te questo destino [ora succede una piccola cosa bella ma per te è più preziosa di un sorso di acqua fresca]. Lasci stare i “perché” e ti concentri sui “come”. Lasci stare come stavi prima e impari a star bene anche in quel posto indesiderato. E ringrazi, perché ti è data la possibilità di giocartela. Quando riesci a ringraziare è fatta.
Sarai sempre solo, non illuderti, tuttavia avrai imparato ad apprezzare la dolce compagnia delle tue paure. E nulla ti potrà più fermare.