venerdì 18 aprile 2014

Pasqua nel deserto

Il deserto è l’altrove per eccellenza. E’ dove tu non vorresti andare, dove non sei attrezzato per vivere, dove mancano le cose che chiami “casa mia”.

Nel deserto non ci si può fermare, ci si può solo transitare. Anche chi il deserto lo abita è costretto ad una continua migrazione. Nel deserto il vento sposta le montagne di sabbia e consuma le rocce: se ti fermi muori. E’ uno spazio crudo da attraversare per arrivare in un altro luogo dove la vita sia migliore, o per arrivare dove ci chiama il nostro destino.

Nella vita capita di attraversare deserti. Alcuni li scegliamo, da altri siamo attratti, in altri ci finiamo spinti dagli eventi. Lo capisci subito quando ci sei dentro perché tutto diventa improvvisamente estraneo e faticoso. Per progredire e sopravvivere servono capacità nuove e tutta la tua energia vitale, ma le capacità nuove hanno bisogno di tempo per diventare abilità e l’energia prontamente disponibile ti sostiene solo per un po’. Esaurita la prima spinta, arriva il momento più difficile: indietro non si torna, andare avanti è durissimo. E qualche volta compi giri a vuoto, e procedi a fatica, e vorresti mollare.
“Chi me lo fa fare?”. “Io ora mi siedo sopra un sasso e sto lì ad aspettare”. Aspettare cosa? Che la morte mi porti via. Oppure che succeda un miracolo.
Proprio lì, sopra quel sasso -se la vita ti chiama e tu rispondi- succede il miracolo. Da qualche parte, nel profondo di te, sgorgano risorse nuove. Niente di irruento. Niente di portentoso. Solo un filo costante di energia ostinata.

E a quel filo ti attacchi per tirarti su e mettere un passo davanti ad un altro. Non vai più veloce di prima, vai magari più piano, ma non ti fermi più. Alcune cose cominciano a darti meno fastidio o le sopporti senza scoramenti; hai imparato il ritmo dei giorni e delle notti, sai quando puoi spingere e quando devi lasciare andare. Succedono sempre cose, spesso negative, ma non hanno più il potere che avevano prima.
Cominci a pensare che potresti davvero farcela [nel frattempo capita un piccolo incidente] e che la strada che resta da percorrere si può affrontare [un’altra piccola cosa va storta]. Impari a convivere con la stanchezza e la smetti di chiederti “perché” è toccato a te questo destino [ora succede una piccola cosa bella ma per te è più preziosa di un sorso di acqua fresca]. Lasci stare i “perché” e ti concentri sui “come”. Lasci stare come stavi prima e impari a star bene anche in quel posto indesiderato. E ringrazi, perché ti è data la possibilità di giocartela. Quando riesci a ringraziare è fatta. 

E ci uscirai dal deserto, ma non sarai più quello di prima. 

Sarai sempre solo, non illuderti, tuttavia avrai imparato ad apprezzare la dolce compagnia delle tue paure. E nulla ti potrà più fermare.