Quello che ci dice la "vocina" che abbiamo dentro è -più tecnicamente- frutto del nostro dialogo interiore. Fin da quando siamo piccoli, tutte le cose che gli altri ci dicono finiscono per diventare il nostro modo di pensare, tanto che ci sembra proprio di sentirla quella voce che dice "non ci provare: non hai alcuna possibilità di farcela" oppure "ma perché dovrebbe succedere proprio a te questa cosa fantastica? Cosa hai fatto per meritarla?" o ancora "hai tentato molte volte, con quali risultati? Perché stavolta dovrebbe essere diverso?". Questo dialogo, fatto di parole in origine non nostre, tende a sovrastare quello che invece il nostro cuore davvero desidera e di cui c'era traccia nei sogni che avevamo il coraggio di fare da bambini, o nell'aspirazione profonda che si nascondeva dentro alla frase "voglio fare l'astronauta" o "sarò un cavaliere" o "una bellissima principessa".Così accade che, di fronte ad una piccola o grande sfida, anziché dire "provaci, dai: ce la puoi fare", la vocina interiore ti dice "lascia stare, in fondo non è così importante. Puoi essere felice lo stesso".
Sia chiaro, non mi sto riferendo a coloro che son caduti da piccoli nella pozione magica di The Secret, ai quali va sempre bene tutto al primo colpo, perché c'hanno la giusta intenzione. Beati loro. Neppure mi sto riferendo a coloro che, sì, ci provano sempre e, sì, si lanciano in ogni sfida ed avventura, ma alla fine lasciano agli altri i conti da pagare. Sono gli avventurieri, sempre a caccia di opportunità straordinarie, che coinvolgono con grande carisma un sacco di gente nella loro impresa per poi -nella mala parata- abbandonare per primi la nave lasciando tutti nella merda. Non occorre andare lontano. Basti pensare a tutti quei gran geni che aprono imprese, raccolgono credito, fanno debiti e poi lasciano "chiodi" ovunque scappando in Brasile o -più semplicemente- facendo fallire l'impresa e riaprendola con partita IVA intestata al cugino della cognata. Non mi sto riferendo a questi, ma alla grande maggioranza delle persone normali e semplici, che hanno piuttosto il problema di non provarci abbastanza, o non provarci mai.
Cosa vuol dire "provarci" allora? Significa paradossalmente -come dice il grande Igor Sibaldi- ascoltare fino in fondo questa voce, rovesciarla e comprendere che significa semplicemente "sei chiamato a qualcosa di più grande". Quindi osa. Provaci. Esponiti. Esci dalle sicurezze che ti tengono bloccato in una situazione senza sbocchi. Metti a rischio questa illusione di confort e inizia a vivere!
"Eh sì. Ma che fatica!". Lo so. Per arrivare a tanto ci vuole allenamento, iniziando dalle piccole cose. Hai deciso di andare a correre domani mattina? Quando ti alzerai non star lì ad ascoltare tutte le giustificazioni che riesci a produrre quando non hai voglia di fare una cosa: buttati fuori dal piumone e vai a correre. "Eh, ma non mi sento molto in forma e finirei per correre poco". Non importa: esci da quel cazzo di piumone e provaci.
Hai da sempre il desiderio di imparare a ballare il flamenco? Iscriviti ad un corso e provaci. "Eh, ma sono goffa e gli altri mi prenderanno in giro". Sarai goffa le prime due lezioni e poi migliorerai. E se non avrai imparato il flamenco, ti sarai divertita un sacco insieme a persone che condividono la tua stessa passione (e la stessa goffaggine).
"Mi piacerebbe un giorno scrivere un libro di poesie. Ne ho scritte un po' qua e un po' là, vorrei raccoglierle e pubblicarle". Raccoglile. Pubblicale. "Ma a chi possono interessare? Chi le leggerà?". Non è affare che ti interessi. Raccoglile e pubblicale. Fallo per te.
C'è una festa, ti stai divertendo e sei con persone che ti piacciono. Inizia il karaoke e tu hai un bella voce. Porta via il microfono a quello scellerato che si crede Toto Cotugno e provaci. Cosa succederà? Non lo puoi sapere. Certo che invece puoi sapere esattamente cosa succederà se non ci provi: nulla di nulla.
Sono piccoli esercizi, ma servono ad imparare una cosa importantissima: riuscire a fregarsene del giudizio degli altri. Perché è quello che ci frega, sia chiaro.
Per uno che prova a costruire una casa, ce ne sono 10 che guardano se i muri sono dritti e altrettanti di convinti che "se fossero loro a costruire, l'avrebbero fatta meglio". Ma domani uno avrà una casa, bella o brutta, gli altri non avranno che i loro inutili giudizi.
Come sempre, decidiamo noi da che parte stare.