sabato 20 luglio 2013

La parte per il tutto (sineddoche italiana)

Studiando letteratura greca e latina (ma anche italiana), è inevitabile imbattersi nelle cosiddette "figure retoriche": si tratta in parole povere di modi codificati fin dall'antichità per fare i fighi scrivendo o parlando.  Tra tutte la mia preferita è la sineddoche, in particolare nella versione "la parte per il tutto"; mi è simpatica perché la usiamo un sacco di volte anche senza rendercene conto (se ad esempio, vedendo una bella donna, i maschi del Bar Sport esclamano "che fica!", non è che intendano indicare che sta passando per strada una parte anatomica senza tutto il resto. Usano una sineddoche, è chiaro il concetto?).

Bene. Giorni fa, ascoltando per caso il dialogo tra un artigiano vicentino e alcuni suoi amici, ho avuto una illuminazione: la sineddoche è per eccellenza la figura retorica che definisce l'approccio dell'italiano medio alla costruzione del mondo. 

La cosa è avvenuta pressapoco così: sono seduto in un bar e nel tavolo vicino c'è il nostro imprenditore nordestino che, parlando di come va il suo lavoro davanti ad uno Spritz, ad un certo punto dice:

- "Eh, ho fatto anche la Vela di Dubai..." 

- "Caspita! Vuoi dire il famoso hotel che si vede in tutte le immagini degli Emirati?", risponde uno degli amici con espressione leggermente perplessa.

- "Sì, nel senso che ho fatto tutti gli allestimenti, gli interni..." 

- "Ah però!" -incalza l'amico- "Quindi fornisci l'arredamento completo di questi mega alberghi?"

- "No, non l'arredamento completo, solo le poltrone..." 

- "Tipo quelle superlussuose in pelle?" 

"No, io faccio solo le scocche in legno: né imbottiture né rivestimenti" 

- "Ah, le scocche..., ma con che legno? Roba pregiata penso..."

- "Mah, de solito uso pesso" [leggi: di solito uso l'abete]. Sorsata compiaciuta di Spritz.

Ecco, siamo fatti così. Ci sentiamo artefici del tutto anche se contribuiamo solo con una parte secondaria e pure invisibile: per lo stesso principio "abbiamo vinto i mondiali" in 60 milioni, anche se a giocare erano in 11, oppure "c'è un po' di Italia nello spazio" perché abbiamo fornito le guarnizioni del frigo di una stazione spaziale. 

Insomma, siamo discepoli eccellenti di De Coubertin: a noi mica interessa vincere, ci basta partecipare e poterlo raccontare al Bar Sport.