"Resistenza e resa" è il titolo di un saggio del teologo Dietrich Bonhoeffer che non sono mai riuscito a leggere. Quelle parole mi hanno sempre messo inquietudine e così il libro è rimasto sepolto in libreria per decenni.
In realtà la potenza del titolo è tale che quasi ti sembra inutile scorrere le pagine. Sai già di cosa si parla, sai già che si parla di te, del tuo ego e della strenua resistenza che facciamo ad ogni tentativo di intaccarne le prerogative.
Rinunciare all'ego, all'affermazione di sé in contrapposizione a qualunque "altro" (o "Altro") appare come una mossa autodistruttiva e potenzialmente mortale. Arrendersi suona come "annullarsi", cedere, rimanere a terra sconfitti.
Poi passa il tempo, e la corrente della vita fa rotolare i sassi nel fondo del torrente smussandone gli spigoli taglienti e rendendoli più levigati (questa immagine la rubo a Mauro Corona, che tanto lui è famoso e non se ne accorge). E a forza di rotolare e smussarsi si comprende.
E' la carne che capisce, prima ancora della testa. Oh no, la testa non ne vuole sapere di rese e rinunce. Mai: si ostina, lotta, difende e attacca. Resiste, appunto. Il corpo invece ad un certo punto molla: quando la tensione arriva al limite e ogni tua corda è tesa nello sforzo di trattenere succede che l'istinto vitale prevale e molli la presa. Abbandoni. Ti abbandoni. Decidi di non decidere più, di non stabilire tu dove rotolare e contro quali sassi andare a cozzare o in quale arena riposarti. Succede allora che gli eventi precipitano e in un primo momento si contorcono e si attorcigliano. E tanto maggiore era la forza con cui trattenevi tanto più violento è il colpo di frusta che può colpirti.
Non ci arrivi subito a quel punto, ci arrivi solo quando dentro di te ti senti pronto a perdere tutto, fuorché la vita. Ah... la vita dunque. Sempre lei. Ma che strano linguaggio parla, la vita. Tu sei convinto di resistere per salvarla, la "tua" vita, per non essere distrutto dagli altri o dagli eventi; lo fai in buona fede e ti senti legittimato in questa lotta snervante e solitaria. Resisti per sopravvivere e alla fine odi la vita che ti costringe a soffrire. Resisti solo, contro le forze dell'universo (che i più chiamano sfiga) e contro i quotidiani attacchi di chi sembra volere ciò che ti spetta.
Poi lasci, ti arrendi e in quello stesso meraviglioso istante capisci che il gesto tanto temuto, lungi dall'essere mortale, ti salva la vita.
